| 11 Febbraio 2024

Il Bike Hotel Lungomare e le mille facce di Cesenatico

E’ incredibile pensare come un piccolo centro come Cesenatico sia diventato nel corso degli anni un riferimento assoluto nel mondo delle due ruote. Molto c’entra l’evoluzione sportiva ma anche culturale dettata dalla Nove Colli, attraverso la quale il ciclismo amatoriale è andato evolvendosi non solo in Italia. Molto c’entra anche l’epopea vissuta da Marco Pantani, il campione di casa arrivato al vertice assoluto non solo del ciclismo ma dello sport nel suo complesso per poi tramontare in un tragico destino. Tutto ciò ha però mutato radicalmente l’essenza stessa del posto, quasi distaccatosi dalla sua tradizione legata al turismo balneare.

Silvia Pasolini, titolare dell’Bike Hotel Lungomare, ne è stata testimone diretta e per certi versi protagonista. La sua struttura è un riferimento certo per ogni cicloturista sempre, non solo (anzi, meno di quanto si pensi) nel periodo della Nove Colli: «Abbiamo iniziato con passione oltre quarant’anni fa, quando tutto aveva ancora un sapore di casareccio. Fu mio padre a notare la diffusione sempre più alta del turismo in bicicletta e a cogliere l’opportunità. Col tempo siamo diventati un riferimento nazionale, il secondo hotel per accoglienza cicloturistica».

Il Bike Hotel Lungomare di Cesenatico ha aperto la strada alla logistica per ciclisti
Il Bike Hotel Lungomare di Cesenatico ha aperto la strada alla logistica per ciclisti

L’analisi del fenomeno cicloturistico

Un’affermazione che aveva fatto da traino per tutto il territorio: «Sull’onda del nostro esempio, gli hotel attrezzati sono spuntati come funghi, ma poi un po’ il mercato, un po’ le risposte del pubblico che premia sempre chi davvero investe e si dimostra competente, fatto sta che siamo rimasti noi e pochissimi altri. Noi abbiamo continuato sulla nostra strada anche attraverso sinergie con grandi aziende del settore, come Kask, Pinarello, Vittoria».

E’ interessante capire perché il mercato ha cambiato direzione: «Le ragioni sono tante. Intanto noi italiani siamo arrivati tardi, il cicloturismo era già esploso anni prima e non ce ne eravamo accorti. Ma è un fenomeno che cambia e richiede una precisa identificazione del cliente. Il cicloturista italiano è diverso dallo straniero. E’ curioso, vuole vedere cose, conoscere. Chi viene da fuori guarda più all’aspetto tecnico e dedica la sua curiosità più al territorio, all’ambiente, a dove pedala».

Le escursioni sono sempre a misura di preparazione del ciclista (foto Riccardo Rocchi)
Le escursioni sono sempre a misura di preparazione del ciclista (foto Riccardo Rocchi)

Tutti i tipi di bici a disposizione

Quanto influisce in tutto ciò l’evoluzione della bici? «Molto, c’è un aumento vertiginoso delle bici elettriche che allargano la gamma di utenti. Noi dobbiamo essere pronti, per questo mettiamo a disposizione bici di vario tipo, dalla strada alla mtb, dalla gravel all’E-bike e soprattutto guide turistiche di vario livello, cosicché ognuno possa trovare l’escursione più adatta. Inoltre mettiamo a disposizione 35 bici di ogni tipo, che rinnoviamo ogni anno».

L’ampissima bike room dell’hotel, con tanti modelli di marca a disposizione
L’ampissima bike room dell’hotel, con tanti modelli di marca a disposizione

Si parte dai training camp

Le proposte che il Bike Hotel Lungomare garantisce agli avventori sono molto specifiche proprio per andare incontro alle esigenze di chi pedala: «A marzo ad esempio proponiamo un training camp per ciclisti, soprattutto provenienti dal Nord Europa che, attraverso vari gruppi e periodi, arriverà fino alla vigilia immediata della Nove Colli. La cosa curiosa è che, analizzando i flussi, d’estate sono soprattutto i ciclisti extraeuropei a scegliere le nostre mete, mentre quelli europei arrivano fino a ottobre e, con i cambiamenti climatici, ora anche oltre. Sugli italiani c’è da fare un discorso a parte.

«I nostri clienti vengono più dal nord che dal sud del Paese – prosegue la Pasolini – inoltre si dividono in due categorie: quelli che vengono per pedalare e quelli prettamente turisti. Noi ci siamo dovuti adeguare: i training camp sono molto legati alle Granfondo, si viene per allenarsi e testare i percorsi della gara, abbiamo adesioni anche da club stessi. Chi viene da turista invece ha bisogno di una proposta diversa, vuole conoscere il territorio. Tanti ad esempio rimangono sorpresi dalla bontà della nostra gastronomia, prima identificavano il cibo italiano con il Piemonte…».

Tanto da scoprire pedalando…

Una sorpresa che coinvolge anche il territorio stesso. Noi siamo abituati a identificare Cesenatico come espressione della Riviera Romagnola, sede quasi esclusiva di un turismo balneare, ma anche l’affermazione negli anni del cicloturismo ha portato il territorio ad essere visto in un’altra veste: «Qui ci sono i castelli malatestiani, le rocche. Molti ci dicono che non si aspettavano di trovare un castello in ogni collina e vogliono saperne di più della storia di questi posti. Chi arriva spesso ha un preconcetto, ma si trova di fronte a una realtà ben diversa tanto è vero che molti che vengono, poi ritornano per conoscere altri angoli».

Per questo le proposte dell’Hotel sono particolarmente mirate: «Noi siamo molto attenti nella scelta delle guide, le formiamo non solo ciclisticamente ma anche sulla storia, devono essere sempre in grado di soddisfare ogni richiesta. Ma non solo: noi presentiamo settimane dedicate al cibo, al vino, alla cultura con uscite specifiche».

Il monumento dedicato dalla città a Pantani, ma si dovrebbe fare molto di più per ricordare il Pirata
Il monumento dedicato dalla città a Pantani, ma si dovrebbe fare molto di più per ricordare il Pirata

L’arrivo del Tour de France

In tutto ciò quanto ha influito il covid? «Tantissimo, abbiamo perso una fetta enorme di mercato estero che piano piano stiamo recuperando, ma serve ancora tempo. Le città d’arte hanno ripreso prima, noi fatichiamo di più. E’ fondamentale ora l’approdo del Tour de France: far vedere la città al passaggio della corsa francese sarà un veicolo d’immagine eccezionale e la cosa che non va bene è che, nella presentazione della città, nel suo abbellimento, siamo in forte ritardo quando invece dovevamo essere già ora pronti. E’ un’opportunità unica che non va sprecata».

Chiudendo la chiacchierata resta una curiosità: chi viene all’Hotel sa che questa era la città di Pantani? «Gli over 40, i giovani purtroppo non sanno neanche chi sia e questo è un peccato. Un campione simile, soprattutto con la sua parabola, avrebbe meritato di essere più conosciuto, anche dagli stranieri e anche in questo senso si potrebbe e dovrebbe fare qualcosa».

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