| 14 Settembre 2024

Cosa mangiare in pausa pranzo? L’opzione del pokè

Con la fine delle vacanze estive e il ritorno alla routine lavorativa o scolastica, uno degli aspetti più rilevanti diventa nuovamente la gestione dei pasti fuori casa. Il pranzo, spesso consumato in fretta tra un impegno e l’altro, è un momento che richiede scelte alimentari rapide, ma al tempo stesso salutari. Tra le varie alternative a disposizione, una delle opzioni che ha guadagnato sempre più popolarità nelle nostre città è il pokè. Questa tendenza, che può sembrare solo una moda del momento, ha in realtà radici profonde e culturali che meritano di essere esplorate.

Tornati dalle ferie, si riprende il lavoro. Come gestire la pausa pranzo? Idea pokè (depositphotos.com)
Tornati dalle ferie, si riprende il lavoro. Come gestire la pausa pranzo? Idea pokè (depositphotos.com)

Dalle Hawaii alle nostre tavole

Il pokè nasce nelle isole Hawaii, dove per secoli i pescatori locali hanno preparato questo piatto semplice e genuino utilizzando il pesce fresco appena pescato. La parola “pokè” in hawaiano significa “tagliare a pezzi” in riferimento al metodo di preparazione del pesce crudo. Generalmente si tratta di tonno o polpo, tagliato in cubetti e condito con sale marino, alghe e noci kukui tostate. Nel tempo, il pokè ha attraversato l’oceano e, con l’influenza di altre culture, soprattutto quella giapponese, è stato reinterpretato e adattato. E ora è diventato il piatto variegato e ricco di ingredienti che conosciamo oggi.

In Italia, il pokè ha iniziato a diffondersi soprattutto negli ultimi anni, diventando un vero e proprio fenomeno urbano. La sua versatilità e la possibilità di personalizzare ogni ciotola in base ai propri gusti e preferenze alimentari, lo rendono un’opzione attraente per chi cerca un pasto sano, bilanciato, pratico ed esteticamente gradevole.

La composizione del pokè può essere soggettiva: in base agli ingredienti, si avranno diverse prorpietà (depositphotos.com)
La composizione del pokè può essere soggettiva: in base agli ingredienti, si avranno diverse prorpietà (depositphotos.com)

Valori nutrizionali

Una delle caratteristiche che rendono il pokè così popolare è la possibilità di infinite combinazioni di ingredienti. A seconda della nostra scelta la nostra ciotola sarà composta in proporzioni differenti da carboidrati, grassi e proteine.

E’ possibile infatti creare combinazioni sia leggere e nutrienti, che più ricche e goduriose. Vediamo alcuni esempi di come gli ingredienti selezionati possano influenzare il profilo nutrizionale del piatto.

Pesce crudo, generalmente tonno o polpo, danno al pokè il suo gusto tipico (depositphotos.com)
Pesce crudo, generalmente tonno o polpo, danno al pokè il suo gusto tipico (depositphotos.com)

La versione salutare

Un esempio di pokè sano e bilanciato è quello composto da quinoa, riso venere o integrale, pesce crudo (come salmone o tonno), alga wakame, cavolo rosso, edamame, avocado e una selezione di semi (come quelli di chia o sesamo).

Il riso venere, ricco di fibre e antiossidanti, offre una base nutriente. Abbinata al pesce crudo, fonte di proteine di alta qualità e acidi grassi omega-3, contribuisce a mantenere in equilibrio il livello di colesterolo e a supportare la salute del cuore. L’avocado, invece, aggiunge una dose salutare di grassi monoinsaturi, essenziali per il benessere cardiovascolare, mentre i semi completano il piatto con minerali e ulteriori antiossidanti.

Poke bowl, tradizionale insalata hawaiana di pesce crudo con riso, avocado, cetriolo e ravanello (depositphotos.com)
Poke bowl, tradizionale insalata hawaiana di pesce crudo con riso, avocado, cetriolo e ravanello (depositphotos.com)

Le versioni più golose

Non tutte le combinazioni di pokè sono però altrettanto leggere. Un pokè che includa chips di cipolla e polpette di soia fritte, può sembrare una scelta salutare in quanto vegana? Non lo è, infatti la frittura ne aumenta notevolmente il contenuto calorico e la presenza di grassi saturi.

Un altro aspetto che può influenzare notevolmente il valore nutrizionale del pokè sono le salse utilizzate per condirlo. Esse sono accomunate dalla ragguardevole presenza di zuccheri e di sodio. Inoltre sono rese ancor più saporite dall’utilizzo di ingredienti fermentati tipici della cultura giapponese, che donano alla salsa l’irresistibile gusto dell’umami. La salsa ponzu, quella agrodolce e la sriracha, essendo tra le più zuccherine sarebbero da limitare se si cerca una soluzione salutare. In generale comunque sarebbe meglio non esagerare nemmeno con le altre salse. Meglio limitarsi magari a dell’olio si sesamo e una spruzzata di salsa di soia, dato che gli ingredienti del pokè sono completamente insipidi.

Il pokè rappresenta dunque una soluzione interessante per chi consuma il pranzo fuori casa. La possibilità di adattarlo nella quantità e tipologia di ingredienti, lo rende un’opzione da tenere in considerazione per un pasto pratico, gustoso e potenzialmente sano. Come per la composizione delle insalate miste estive, l’essenziale è scegliere gli ingredienti, bilanciando i nutrienti a seconda delle nostre esigenze specifiche.

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