| 9 Giugno 2024

Selvaggio, verde, dolce e duro: andiamo in Cadore

Definire i confini di una regione storica non è mai cosa facile e banale. Spesso questi confini sono cambiati nel corso dei secoli e non ribattono con i confini amministrativi locali. Tutto ciò è amplificato in Cadore, splendida aera nel nord della provincia bellunese (in apertura immagine Regione Veneto).

Ma questa ambiguità ci regala enormi possibilità, così come enorme è il territorio. Alta quota e fondovalle. Laghi e fiumi. Sorgenti e torrenti. Passi duri e dolci fondovalle. Borghi, pievi… in una parola: Cadore.

Una mappa stilizzata del Cadore (immagine Nuovo Cadore)
Una mappa stilizzata del Cadore (immagine Nuovo Cadore)

Confini invisibili

Il Cadore va dall’ampezzano ad Ovest fino ai margini di Cima Sappada ad Est. Dal Comelico a Nord e all’Oltrepiave, a Sud. Ne fa parte anche la Valle di Zoldo e si arriva sino in zona dei Ladini, con Selva di Cadore, lembo estremo di questa regione.

«Io non sono uomo di campanili – dice subito Michele Festini Purlan, dello Spiquy Team – per il Cadore comprende tutte queste aree. Per me non si parla di Comelico o Oltrepiave o Alta Val Belluna… Il Cadore è il Cadore. A volte penso che dovremmo riuscire a fare come in Alto Adige un marchio del nostro territorio, perché tutto sommato abbiamo le stesse problematiche e le stesse opportunità… e queste ultime sono davvero molte».

Il Cadore è Cadore dunque: una zona ampia, montuosa. E’ qui nel suo cuore che sorgono, tra le altre, due vette dolomitiche super conosciute: le Tre Cime di Lavaredo e l’Antelao. E sempre qui parte la SS48 delle Dolomiti.

Il piccolo lago di Antorno con le Tre Cime di Lavaredo sullo sfondo. Immaginate di pedalare in questo paradiso
Il piccolo lago di Antorno con le Tre Cime di Lavaredo sullo sfondo. Immaginate di pedalare in questo paradiso

Tra cime mitiche

Siamo quindi tra Trentino-Alto Adige e Carnia, Friuli. Tanto, tantissimo bosco e spesso paesini che hanno mantenuto il loro stile originale, le loro tradizioni più che altrove. Qui il turismo di massa è arrivato solo in pochi punti e per il ciclista viaggiatore e scopritore questo è solo e soltanto un vantaggio.

«Siamo a metà strada tra salite mitiche che, grazie al Giro d’Italia sono state conosciute dal grande pubblico. Siamo nel mezzo tra lo Zoncolan e le Tre Cime di Lavaredo, chi vuol venire a pedalare da queste parti può dormire da noi, nella nostra terra. E può collegare le scalate con altre cime altrettanto belle. Tra l’altro ci sono ormai degli all-mountain, che si possono fare anche in gravel che coinvolgono le Tre Cime. Qualcosa di molto bello, che coinvolse il Cadore lo realizzò Massimo Panighel, quando organizzo la 3Epic (sia in mtb che su strada, ndr)».

Ed è vero. Il Cadore è un crogiolo di valichi verdi, freschi e meno trafficati di molti altri, pensiamo per esempio al Passo di Sant’Antonio, che sale da Auronzo e muove verso Padola. O alla panoramica di Costalta, tanto per citare due valichi meno noti.

Il bello del pedalare in Cadore è che volendo si può restare su dislivelli molto alti o molto bassi, magari solcando le strade di fondovalle. Ad esempio Da Pieve di Cadore ad Auronzo in 22 chilometri si affrontano solo 230 metri di dislivello. Ma basta fare una deviazione per salire di quota o addentrarsi in vallate selvagge. Vedi la Sella di Rioda o la strada che conduce alla sorgente del Tagliamento.

Progetti importanti

«Io – riprende Festini Purlan – oltre che essere un praticante di bici ho uno studio tecnico. Ebbene anche per passione mi interesso al mondo del turismo in bici. Nel vicino Friuli è stata indetta un legge “bici plan” che riguarda la ciclabilità dei vari territori sia da un punto di vista cicloturistico appunto, sia da quello della mobilità.

«Per esempio, se appena di là dal confine, in Friuli, passa la ciclabile Salisburgo-Grado bisogna studiare tutte le arterie laterali per collegarle a questa pista. Ho già fatto questa cosa con molti Comuni friulani: Sauris, Sappada, Forni Avoltri, ma anche la Val Cellina, quella del Vajont e anche per il Cadore si sta facendo qualcosa».

«L’idea è quindi che la maggior parte delle nostre strade non siano più intese come ad uso esclusivo del trasporto veicolare, ma diventino ad uso promiscuo. Che sia per il cicloturista, come per lo studente che si muove per andare a scuola, o il tizio per andare a fare la spesa. Ma vista la nostra orografia non è facile. Un conto è fare un chilometro che so, a Lignano, un conto è farlo da noi. Ma le opportunità sono enormi».

Quindi il Cadore è vivo. Progetti, idee e soprattutto mete da vedere proprio non mancano. Oltre ai tanti paesini, un esempio potrebbe essere Cibiana (tra l’altro inserito ufficialmente nelle ciclovie ufficiali del Giro d’Italia, qui info e traccia, ndr), con i suoi Murales o il suo Museo del Ferro… è il colpo d’occhio in generale che cattura. La storia. E’ qui, a Pieve di Cadore per la precisione, che è nato il pittore Tiziano. E’ qui che sono state combattute battaglie terribili della Grande Guerra o scritte pagine di alpinismo. Scalare le Tre Cime, praticamente verticali, nel 1869 non era un gioco! E ovviamente pagine di ciclismo. Come ricordava Festini Purlan siamo nel mezzo di scalate mitiche.

La ciclabile del Cadore fa parte della Monaco-Venezia e a Calalzo devia verso Auronzo
La ciclabile del Cadore fa parte della Monaco-Venezia e a Calalzo devia verso Auronzo

Sulla Monaco-Venezia

«Per quanto riguarda i maggiori itinerari turistici – dice Festini Purlan – in Cadore, lato Valle del Boite, quindi Cortina d’Ampezzo, c’è la Monaco-Venezia. Una volta giunti a Calalzo, si può lasciare questa ciclabile e risalire verso le Tre Cime passando per Auronzo lungo la ciclabile del Cadore. Una volta arrivati in cima il si possono completare due anelli strepitosi e panoramici. Si scende verso Carbonin. Svoltando a destra si va a Sesto San Candido e si ritorna in Cadore  tramite il Passo Monte Croce di Comelico e quello di Sant’Antonio. Oppure svoltando a sinistra si fa il Cimabanche, Cortina e si rientra da Passo Tre Croci».

«Questo per la strada, ma si sta sviluppando una rete di ciclabilità ad alta quota, perfetta per le gravel e ancora di più per le mtb. Ci sono tantissimi percorsi che portano alle malghe. Tracciati sublimi e che si possono unire in tanti anelli. Uno di questi percorsi in quota, quello del mio cuore, è la cresta che scende dal Monte Quaterna. Per 40′-60′ pedali su un crinale a 2.200 metri di quota: la Valle Digon a Nord che ci separa dall’Austria, la Valle Comelico dall’Altra. E’ fantastico».

Se qualcuno volesse scoprire il Cadore in sicurezza e in amicizia, lo Spiquy Team di Michele Festini Purlan ha un pool di guide. Guide sempre più richieste, che organizzano anche gite di più giorni con trasporto bagagli.

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