Oggi con Venti Regioni e venti salite, andiamo in Umbria e in Sardegna per la 17ª e 18ª scalata della lista. Apre le danze Forca Canapine, o meglio, il Rifugio Monti del Sole, seguito da un altro rifugio, quello di Bruncu Spina, nel gruppo del Gennargentu, il tetto dell’Isola.
Andando avanti in questo nostro lungo viaggio la quota si abbassa: la salita umbra svetta a 1.572 metri, mentre quella sarda si arresta poco sotto: 1.524 metri. Entrambe in cima sono abbastanza spoglie e anche per questo regalano vedute suggestive.
17- Forca Canapine, Umbria
Siamo nel cuore dell’Appennino e la salita in questione fa parte di uno dei gruppi montuosi italiani più belli in assoluto: quello dei Sibillini.
Si parte da Norcia, nota in tutto il mondo per i suoi salumi, i funghi e le lenticchie della vicina Castelluccio. In questa scalata non mancherà qualche cicatrice dell’ultimo terremoto, quello del 2016. Il centro storico e molti piccoli borghi o sono da poco stati rifatti, o sono ancora un cumulo di macerie.
Passiamo alla salita. Forca Canapine divide l’Umbria dalle Marche. Potevamo in teoria inserirla nell’altra Regione, ma la strada che sale dal versante opposto, appunto quello marchigiano è ancora chiusa dai tempi del terremoto. E soprattutto il punto più elevato, il Rifugio Monti del Sole si trova in territorio umbro.
La scalata, che misura 18,5 chilometri, non è difficile e spicca per la sua regolarità, come si può notare anche dall’altimetria. Sin da subito la strada, mai troppo larga, si attesta tra il 4 e massimo il 6 per cento. Dapprima è tutto uno sfilare tra aceri e roveri. Solo verso quota 1.350-1.400 c’è qualche faggio, ma la vegetazione quasi sparisce. Negli ultimi 2-3 chilometri la pendenza aumenta un po’, arrivando fino all’6-7 per cento.
Poco prima dello scollinamento, quando s’iniziano a vedere delle costruzioni e gli impianti di risalita, c’è una secca svolta a sinistra (Via dei Pini) che conduce al Rifugio Monti del Sole. Sono gli ultimi 1.300 metri di scalata. Nei primi 400 metri, tra due tornanti, si toccano le pendenze maggiori di tutta la salita (10 per cento), poi è praticamente pianura fino alla vetta, che si apre con un piazzale. E’ un vero balcone sul Monte Vettore e la sottostante Piana di Castelluccio di Norcia. Allo scollinamento classico di Forca Canapine (1.542 metri), c’è un altro bivio per via dei Pini, questo si ricongiunge dopo 600 metri alla deviazione di prima e quindi al finale (nella foto di apertura).
Se si parla di Forca Canapine però, non possiamo chiudere con un cenno tra storia e leggenda, entrambe legate al ciclismo.
Forca Canapine fu una delle prime grandi salite introdotte al Giro d’Italia. Avvenne nel 1921 nella Perugia-Chieti di ben 326 chilometri, per le Alpi si sarebbe dovuto attendere ancora una dozzina di anni, pensate un po’. A transitare per primo fu Bartolomeo Aymo.
Ma c’è un fatto ancora più incredibile che lega questa salita, i campioni e il territorio. Nel 1947 Aldo Bini, storico gregario di Gino Bartali fu mandato in ritiro ad Acquasanta Terme, per curarsi con le sue acque. Acquasanta si trova ai piedi dell’altro versante di questa salita. Per tornare a casa a Prato, in bici ovviamente, Bini scalò Forca Canapine. Durante la salita rimase scioccato “da diavolo” disse lui. «Un grande boato e tutto iniziò a tremare». Insomma anche lui s’imbatte in un terremoto.
18- Bruncu Spina, Sardegna
“Gennargentu. Enna de su entu e de sa musa sarda”, recita un verso del poeta Valerio Casula. Tradotto: Gennargentu, porta del vento e della musa sarda.
Con i suoi 1.884 metri di quota, il Gennargentu è la montagna più alta della Sardegna, la traduzione letterale del suo nome sarebbe porta d’argento: genna, porta; argentu, argento per via del colore grigiastro delle sue rocce. Un colore che al sole le fa brillare come l’argento. Tipico effetto di alcuni tipi di scisti…
Il Gennargentu è anche nominato il gigante dell’Ogliastra. Si erge nella porzione centroccidentale dell’isola. I 14,3 chilometri di scalata che vanno da Fonni, in provincia di Nuoro, al Rifugio Bruncu Spina, si snodano sul suo versante settentrionale.
La scalata si può dividere in tre tronconi. Il primo va da Fonni al quinto chilometro. La strada inizia a salire al 3-4 per cento. Da qui inizia un segmento di 4 chilometri abbastanza impegnativo che va su tra il 6 e il 9 per cento, ed è seguito da una brevissima discesa. Superato questo scalino gli scenari iniziano ad aprirsi immediatamente.
La scalata è scoperta, brulla ed esposta al vento. Il traffico è praticamente inesistente. Non è un caso che qui si narrino storie e storie di sparizioni, di atti di brigantaggio.
Dopo il tratto di contropendenza, inizia il terzo ed ultimo troncone. I suoi 4,4 chilometri tra il 3 e il 5 per cento, con pochissime curve conducono al Rifugio Bruncu Spina. Come per la scalata umbra anche qui c’è uno spiazzo a segnare l’arrivo, ma è molto più piccolo. La strada, almeno quella asfaltata, termina. Se si guarda in alto si notano gli impianti di risalita, gli unici della Sardegna.
Da segnalare c’è anche un altro versante che sale da Desulo, sempre in provincia di Nuoro. Questo si ricongiunge alla scalata principale al chilometro 5,5. Il tratto precedente è molto simile per caratteristiche tecniche, salvo che appena dopo l’abitato di Desulo ci sono dei piccoli saliscendi.
La bici, meglio ancora se gravel, è forse il mezzo migliore in assoluto per visitare questo spicchio di Sardegna e il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu.
Negli articoli precedenti
1- Venti Regioni, venti salite. Inizio ad alta quota: Stelvio e Agnello
2- Venti Regioni, venti salite. Altri due miti: Gavia e Gran San Bernardo
3- Venti Regioni, venti salite: dalle Tre Cime al Gran Sasso
4-Venti Regioni, venti salite: si va sul Crostis e sull’Etna
5- Venti Regioni, venti salite: in alto su Terminillo e Aspromonte
6- Venti Regioni, venti salite: Cimone e Amiata, quanta bellezza
7- Venti Regioni, venti salite: Piano Corte Matese e Colletta delle Salse
8- Venti Regioni, venti salite: il verde Pollino il panoramico Gelbison