| 6 Marzo 2024

Vanzella, la vita e il vino sono come la bici

Dopo essere stata per una vita il suo strumento di lavoro, la bicicletta era uscita dalle giornate di Flavio Vanzella. L’ex ciclista professionista veneto, che lunedì ha compiuto 60 anni e che dopo il ritiro ha iniziato a produrre vino, era stato risucchiato dal lavoro. In più, ogni volta che si avvicinava alla bici, la mente tornava a proporgli i ritmi infuocati di quando correva, vincendo il campionato del mondo della cronometro a squadre, tirando per ore e ore per capitani fra cui Cipollini e le sue volate e indossando la maglia gialla.

I vigneti di Vanzella si trovano nell’area di Susegana, in provincia di Treviso
I vigneti di Vanzella si trovano nell’area di Susegana, in provincia di Treviso

L’amore torna

Poi, come spesso capita e come ieri ci ha raccontato Gianni Bugno (di cui Vanzella è stato compagno di squadra), la bicicletta è tornata con la discrezione un po’ subdola di chi sa farsi desiderare. E con la poca fatica che è riuscita a strappargli, ha messo in equilibrio le sue giornate.

«Ho ricominciato due anni fa – racconta Vanzella – dopo anni in cui avevo perso la voglia di faticare ancora. Non trovavo più piacere e in bici puoi andarci solo se ti scatta qualcosa dentro. Ti fa vivere bei momenti, ma nella mia testa per anni tornava il ricordo delle fatiche fatte da corridore. Così ho ricominciato pian piano. Sai cos’è? Quando riprendi, vorresti andare ancora come quando eri professionista e se non fai questo cambio mentale e azzeri quello che eri, non riesci a passare alla dimensione del cicloturista. Il piacere di andare in bici, che tu vada a 5 all’ora oppure a 10, non cambia. Capire questo per me è stato difficile perché nella mia mente c’era un altro ritmo. Facevo 10 chilometri ed ero già stanco morto e non ci trovavo niente di piacevole. Invece da due anni a questa parte faccio i miei 2-3 mila chilometri l’anno. Da una parte c’è sempre lo spirito di competere, però cerco di tenerlo a bada… (ride, ndr)».

Olimpiadi di Seoul, 1988, assieme a Roberto Maggioni: per l’Italia arriva il quinto posto
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Poco e piano

La bicicletta ha portato un diverso equilibrio ed è questo il messaggio che alla fine resta da questo incontro con Vanzella e che dovrebbe passare come suggerimento per chi fa fatica a ricavarsi del tempo per se stesso.

«Quando vado in bici sto bene – dice Flavio – mi sento meglio sia mentalmente che fisicamente, più leggero. Però devo fare quel poco che mi sento, quelle 2-3 orette in amicizia fermandosi. Faccio parte di una squadrettina che si chiama “I fortissimi”. Il presidente e alcuni altri devono pedalare e far chilometri, ma per fortuna ce ne sono altri che si divertono e fanno quel poco che possono. Io faccio parte dei secondi. Ridendo e scherzando, abbiamo creato un gruppo nel gruppo e ci facciamo chiamare “I lentissimi”, perché andiamo piano e ci divertiamo, con il piacere di fare chilometri».

Tre anni fa, Vanzella ha ricevuto il Collare d’Oro del Coni per il merito sportivo (foto Treviso Today)
Tre anni fa, Vanzella ha ricevuto il Collare d’Oro del Coni per il merito sportivo (foto Treviso Today)

Voglia di gravel

Quante volte a settimana si deve uscire per trarne piacere e non farsene una malattia? E quanto è importante avere una bicicletta all’ultimo grido? In questo e forse per il lavoro che fa, Vanzella è un grande esempio di razionalità ed essenzialità.

«Esco il sabato e la domenica – dice – magari d’estate mi capita qualche giornata che riesco ad andare la sera fino al tramonto. Adesso sono tre mesi che non esco, perché fa freddo, perché piove e perché c’è poca volontà. La prendo quando ho piacere e voglia di andare: sacrifici ne ho già fatti tanti, quindi cerco di evitare di farne altri. A casa ho la bici dell’ultimo Tour de France con la Francaise des Jeux, ma quella sta lì come un cimelio. Per me ne ho presa una in alluminio, non vado a spendere sicuramente milionate per una bicicletta, anche perché non la uso e non saprei neanche cosa farne di una bici estrema. Almeno finché non mi prende il matto e mi metto a fare 10-20.000 chilometri all’anno. Per adesso va bene questa, anche se mi piacerebbe prendere una gravel: nelle mie zone c’è tanto sterrato, L’idea mi prende, ma mi devo stabilizzare mentalmente, per uscire più spesso…».

Una delle rare foto in bicicletta di Vanzella, primo da sinistra, che ha ripreso a pedalare da un paio di anni
Una delle rare foto in bicicletta di Vanzella, primo da sinistra, che ha ripreso a pedalare da un paio di anni

La vigna e il ciclismo

Lo sport come modo per ritrovare equilibrio e allentare la tensione, ma anche come filo conduttore della vita professionale, con una serie di notevoli assonanze fra il mestiere del corridore e la vita di campagna.

«La mia famiglia – ricorda Vanzella – ha sempre avuto allevamento e terreno seminativo. Io l’ho trasformato in vigneto, perché ho avuto sempre questa passione e con i sacrifici siamo arrivati a un bel livello. Insomma sì, è molto simile al ciclismo. Anche mettersi nel mondo del lavoro per certi aspetti richiede delle rinunce. Il sacrificio, la volontà e il piacere di fare ciò che si ama. Penso che in tutti i lavori, chi vuole raggiungere un obiettivo deve rimboccarsi le maniche e investire su se stesso. E’ così in ogni contesto e forse è più accentuato in chi fa impresa privata, perché è roba tua e devi mandarla avanti. Ci sono alti e bassi. Ci sono i momenti di difficoltà, come era nel ciclismo e devi gestirti per uscirne. Anche nel lavoro c’è tanto da soffrire, perché al giorno d’oggi avere una piccola attività è come andare sempre in salita».

Il vino rosso più importante delle Cantine Vanzella si chiama “Dura a Xe”: è dura e si ispira al ciclismo
Il vino rosso più importante delle Cantine Vanzella si chiama “Dura a Xe”: è dura e si ispira al ciclismo

Parlando veneto

E così, scherzando, ma facendo leva sul suo amore per il vino e per il ciclismo, gli chiediamo se ci sia un vino di cui va particolarmente fiero, al pari di qualche vittoria del tempo andato.

«Abbiamo un rosso – sorride – cui ho messo un nome simpatico, che è “Dura a Xe”, che in veneto significa: è dura. Nella Confraternita Triveneta ci sono delle frasi come “devento matto” e anche “dura a xe”. Perché la vita nel ciclismo è dura e si sono sempre fatte delle battute. “Dura a xe mangiare in Francia”. Oppure “dura a xe le salite fatte forte”. Insomma, ci sono queste frasi divertenti e una l’ho messa su un rosso che produciamo qui da noi. Un nome di fantasia per un vino che per me fa parte del ciclismo, è nato dal ciclismo. E’ un vino importante, un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Raboso. E’ un vino interessante, se vi va, ne berremo un po’ insieme la prima volta che ci vedremo».

Affare fatto, Flavio. Per amicizia e perché un bicchiere di buon rosso non si rifiuta mai.

Tenuta Caldella

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