| 19 Febbraio 2024

Una barca nel fiume e la bici: con Le Boat vince la lentezza

Al momento di prenotare una vacanza, vi fidate di quello che c’è scritto nel sito ufficiale oppure andate a sbirciare fra le recensioni, cercando le osservazioni che possano farvi capire meglio? Se appartenete a questa seconda corrente, oggi abbiamo lavorato per voi, ma andiamo con ordine. Arriva la primavera e Le Boat, che da 50 anni è leader nel noleggio di imbarcazioni fluviali guidabili anche senza patente nautica, annuncia l’apertura delle stagioni delle crociere sul fiume per i ponti di primavera e di Pasqua.

L’idea di pilotare la barca lungo un canale, caricandoci sopra la bicicletta, l’abbiamo trovata sempre molto seducente, ma poi che ne sai se è davvero figo come appare? E così siamo andati diretti alle recensioni. Meglio ancora: la recensione l’abbiamo scritta noi, parlando con Annalisa Cavagna che su queste barche ha costruito la sua esistenza. Lei è bergamasca e dopo la laurea si è trasferita in Francia. Prima era di base a Carcassonne, come responsabile del proto fluviale sull’Aude. Queste barche le vedeva sempre passare e ne era incuriosita. Poi ne ha noleggiata una ed ha finito con il lavorarci da ormai sette anni. Fidatevi se vi diciamo che le domande che seguono non sono quelle per chiedere all’oste se il vino sia buono. Da buona bergamasca, Annalisa non ha peli sulla lingua.

Che effetto fa andare in barca portando la bici e poi pedalare quando si arriva in porto? In Italia non sappiamo quanto sia praticabile…

Dipende dal tipo di vacanza che si vuole fare. Per chi ama fare bicicletta, può essere effettivamente una buona soluzione. Solitamente si divide la giornata in due fasi. Al mattino io ho l’abitudine di fare sempre navigazione, mentre il pomeriggio lo dedichiamo all’attività di esplorazione del luogo in cui siamo arrivati. Quindi se ho la bicicletta, la seduta del pomeriggio è dedicata a pedalare. Poi dipende dalle destinazioni, chiaramente. La maggior parte dei canali e dei fiumi ha accanto delle piste ciclabili, che corrono lungo l’argine oppure che portano nei centri abitati, quindi c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Per quanto riguarda l’Italia, c’è il percorso sul Sile, ad esempio. Quindi fino alla Laguna Veneta si può andare in bicicletta senza problemi, poi però si naviga e la bicicletta passa in secondo piano.

All’estero?

In Francia, Belgio oppure in Olanda, la bicicletta è un must, nel senso che ti permette di visitare ogni cosa nei dintorni. Poi dipende anche dalla preparazione fisica, perché soprattutto nel caso dei canali, i percorsi possono presentare delle salite. Attualmente in barca non si porta la bici elettrica, perché ci sono delle problematiche legate alla ricarica, quindi parliamo proprio del vecchio pedalare con la sola forza delle gambe. La bici puoi portarla da casa o noleggiare una di quelle pieghevoli, che però non sono il massimo del comfort se si vogliono fare lunghe distanze.

Com’è pilotare la barca da te e senza patente? Che effetto fa?

Diciamo che le prime tre ore sono quelle del panico. E’ una cosa totalmente nuova e soprattutto siamo troppo abituati a guidare un’auto, mentre la barca segue altre regole. Però diciamo che dopo la fase iniziale, si inizia a prendere la mano e si guida facilmente. Queste barche sono dei bisonti, perché sono belle grosse, imponenti, però alla fine si guidano molto facilmente. Poi consideriamo che si fanno percorsi senza una grande corrente, quindi canali o fiumi abbastanza placidi. C’è giusto un paio di destinazioni in cui navigare sul fiume richiede un po’ più di esperienza. Ad esempio il fiume Lot, in Francia, che è stupendo però ha tanta corrente, con delle rocce che spuntano. Quindi bisogna avere sempre sotto gli occhi la cartina per sapere dove ci trova, serve qualche attenzione in più. Però di base è un lavoro che si fa in squadra.

Cioè?

Quando parto con gli amici, io mi occupo di guidare la barca perché sono quella che ha più esperienza, ma può farlo veramente chiunque. Agli altri di solito cerco di insegnare come aiutarmi e diventano una sorta di sottufficiali. Si occupano delle corde, di urlare se c’è un ostacolo, di avvisare gli altri se stiamo passando sotto un ponte. Si occupano anche di darmi le distanze, quando stiamo facendo gli ormeggi. E’ proprio un lavoro di squadra e quando si fa così, è veramente semplice e divertente. Io amo particolarmente le chiuse, quindi preferisco navigare sul fiume che nel canale. Ad esempio la Camargue l’ho trovata un po’ noiosa perché è come andare in auto, non ci sono chiuse: è proprio il livello più semplice. Per contro, il vantaggio della Camargue è che è tutta in pianura e con le biciclette facemmo un sacco di chilometri.

Che cosa può accadere in quelle tre ore di panico iniziale?

Può succedere di tutto. A ottobre sono stata con gli amici in Charentes, un fiume con delle chiuse manuali. A un certo punto non ci siamo ben capiti. Avevamo ormeggiato la barca con il motore acceso, perché dovevamo aspettare solo due minuti, il tempo di aprire la chiusa. Quando l’hanno aperta, chi stava pilotando ha iniziato a partire, ma non avevamo ancora mollato gli ormeggi, quindi siamo rimasti bloccati e non capivamo per quale motivo la barca non si muovesse (scoppia a ridere, ndr). Oppure capita che hai l’ombrellone aperto, passi sotto un ponte basso. Urli di abbassare la testa, ma non ti accorgi dell’ombrellone che vola via e porta con sé tavolo e sedie. Diciamo che quando si è in vacanza, si porta la mente altrove e ogni tanto si fanno dentro delle stupidate.

Come funziona la giornata tipo?

Ognuno se la organizza come vuole, io vi dico cosa faccio con i miei amici. Al mattino di solito tutti si svegliano tra le 7 e le 7,30,  perché c’è luce, poi iniziano gli uccellini: è come stare in campeggio. Mentre ci si prepara, c’è sempre qualcuno che fa un salto alla boulangerie per prendere i croissant. Si fa colazione insieme, poi verso le 9 si inizia a navigare fino alle 12-12,30. Quindi ci si ferma e si fa pranzo, solitamente in barca. Per cui mentre si naviga, c’è qualcuno che mette l’acqua della pasta, oppure prepara dei sandwich e poi nel pomeriggio si fa l’escursione. La cena di solito la facciamo in un ristorante o una pizzeria o comunque si prende qualcosa da non cucinare, proprio perché così si può prolungare l’escursione. Poi si rientra in barca e la sera di solito c’è la birretta sul ponte, oppure si gioca a carte.

La convivenza fila sempre liscia?

Bisogna volersi bene, dato che si sta comunque in uno spazio ristretto. Serve collaborazione, soprattutto i primi giorni e se è la prima volta che prendi una barca perché sei già sotto stress. Se invece si va d’accordo e si fanno le cose con calma, di solito va tutto benissimo. Ricordo però un gruppo di amici, partiti in otto e tornati in sette. C’era uno che rompeva e l’hanno abbandonato su un taxi con la valigia. Solitamente però non si parte con chi non si ama. Quindi si va in famiglia o comunque con persone con cui si ha l’abitudine di fare vacanze sportive, perché comunque è roba sportiva, non è solo relax.

Come sono gli spazi a bordo?

Dipende dal modello, ma c’è molta privacy. Le cabine sono separate. Ci sono alcuni modelli di barca con una cabina davanti e una a poppa, quindi è come avere un appartamento in cui si condivide solo la cucina. E poi sui modelli più recenti, ci sono sempre un bagno e una doccia per ogni cabina. Per chi invece, come faccio io, viaggia con gli amici di una vita, i modelli più semplici bastano e avanzano, nel senso basta avere uno o due bagni e poi ci si organizza nel senso della condivisione e convivialità

Com’è il mondo visto dal fiume?

E’ quello di cui mi sono innamorata, nel senso che è un mondo molto lento. Ogni giorno ho un’oretta o due in cui mi metto a prua della barca e ascolto lo scrosciare dell’acqua. Il cielo, le nuvole sopra di te… E’ il momento in cui mi rilasso di più. E siccome si va molto lentamente, si notano delle cose che la velocità porterebbe via. Sul bordo dei fiumi ci sono case molto antiche. Quindi si guardano tutti i particolari e cosa tengono nei giardini. A volte sembra che sei sul filo del voyerismo, ma in genere si riflette e ognuno si fa i suoi trip mentali. Quando vado in auto ho sempre l’impressione che le cose siano cose brutte. Si passa vicino alle fabbriche, alle periferie. Mentre con la barca spesso attraversi il centro dei paesi e vedi le persone che vanno a prendere il pane oppure che stanno andando al mercato. Tu sei fuori e loro sembrano in un acquario. Vedi le loro vite e ci sei in mezzo…

Come prima volta consiglieresti di prendere la barca e pilotarla oppure meglio avere uno skipper?

Io sono una tipa avventurosa e comunque sia nella vita bisogna provare. Magari la prima volta suggerisco di farlo con persone positive pronte ad aiutarti. E poi basta chiedere consiglio a chi fa il noleggio. In ogni caso, è giusto iniziare pianino. Adesso mi trovo in Borgogna ed è una bella destinazione anche per chi prova per la prima volta. Non ci sono problemi di correnti e dopo quelle prime tre ore fatidiche, si va benissimo. Una cosa però…

Cosa?

E’ una vacanza che dà dipendenza (ride, ndr). Una volta che l’hai provata, vuoi tornarci. Ho amici che ormai prenotano a ciclo continuo. Il fiume ti entra dentro. A me è successo.

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