VARESE – «E’ un territorio che nasce per mettersi sulle due ruote, che siano due ruote supportate da un motore o da due gambe, ma nasce per essere esplorato su due ruote. La provincia di Varese è estremamente particolare. Parti dall’estremo sud, che si può quasi definire provincia di Milano, e arrivi nelle zone del nord delle montagne, dove veramente ti sembra di essere a 500 chilometri di distanza, invece non sono neanche 100 chilometri».
Mauro Vitiello è il Presidente della Camera di Commercio di Varese. Ha 45 anni e il fisico asciutto di chi conosce il ciclismo. E’ stato eletto nel 2023, la sua azienda opera nel campo delle tecnologie digitali, ma oggi si parla della provincia e della sua grande attività nel mondo del ciclismo. Quello agonistico e soprattutto quello cicloturistico. Anche se scopriremo che i due ambiti si toccano, comunicano e pedalano nella stessa direzione.
#Varese do you bike
Inserita in #Varese Do You Lake, l’iniziativa #Varese Do You Bike ha dato vigore a un sistema composto da 45 itinerari tracciati e segnalati, attraverso quattro siti Unesco, tre Parchi Regionali e sette laghi. Lungo i 2.500 chilometri di percorsi, si incontrano siti culturali, fra castelli, musei, ville storiche, chiese e luoghi di culto. Guide certificate e colonnine di ricarica per e-bike rendono il territorio fruibile da parte di ogni utente delle due ruote a pedali.
«E’ partito tutto proprio dal mondiale del 2008 – spiega Vitiello – perché il territorio ci ha creduto, consapevole di partire da un deficit turistico. Si registravano numeri bassissimi di presenze, così si è fatto leva su quello che poteva essere un plus per cercare di attrarre turisti. Per questo si è costruito il circuito che oggi è sotto i nostri occhi. Che sicuramente è da migliorare, perfezionare e da mantenere. Quello che secondo me oggi un po’ manca è la logica della manutenzione di ciò che è stato fatto, ma questo è un problema tutto italiano…».
In che senso?
Nel senso che si lodano le opere compiute, ma poi si lasciano scadere e questo è un peccato. Di recente, non so se lo avete sentito su Radio Deejay, Linus e Nicola Savino sono venuti a pedalare sulla Ciclovia del Lago di Varese. Anche loro hanno riconosciuto che abbiamo in mano un patrimonio pazzesco, che però in certi punti ti dà quasi un’idea di abbandono. Invece, se di ciclismo si vuole parlare come carro trainante dell’attrattività del nostro territorio, a mio avviso deve essere mantenuta almeno quanto vengono mantenute le piste in Alto Adige, il riferimento che ho sempre in mente.
Si può prendere spunto da chi lo fa da più tempo e ha messo il cicloturismo a sistema?
Non è che ci devono insegnare poi molto, però hanno dimostrato che lavorando su un turismo fatto di bici e passeggiate, si possa quasi sopperire al turismo invernale che storicamente è sempre stato il loro pezzo forte. A differenza di lassù, qui potremmo puntare su un turismo spalmato su un periodo molto più ampio, soprattutto perché a causa del meteo degli ultimi anni, la bella stagione è decisamente più lunga. E proprio grazie a questo nuovo assetto meteorologico, si potrebbe iniziare a utilizzare le bici non solo a scopo turistico, ma anche per muoversi in città, per gli spostamenti. Ecco, quello sarebbe il vero traguardo della sostenibilità.
Non è così semplice, ma è sacrosanto…
Bisognerà educare i ragazzi a utilizzare i mezzi opportuni per le opportune vicissitudini. E’ un grande lavoro che compete alle Amministrazioni. Per quanto io mi senta sicuro nel percorrere le ciclabili, per godere del panorama della provincia di Varese, non posso dire altrettanto quando pedalo sulle strade per raggiungere il posto di lavoro o le scuole che non hanno ciclabili nei paraggi. Su questo secondo me l’attività da fare è ancora tanta e lì ci sarà la vera svolta.
In cosa consiste?
Quando i cittadini di una provincia diventano i primi turisti della provincia stessa, a mio avviso hai fatto un bingo comunicativo anche a livello di marketing che ti permette di supportare tutte le campagne, tutte le comunicazioni e tutti gli articoli che puoi fare a livello internazionale.
Le strutture ricettive come hanno accolto questa apertura alle bici?
Ultimamente direi molto bene, ma c’è voluto il suo tempo. Non voglio nascondere il fatto che inizialmente parte delle strutture non erano attrezzate per avere un semplice deposito bici. Le lamentele che arrivavano erano diverse. Poi però ci sono arrivati. I primi sono stati i B&B, molto probabilmente per una questione di flessibilità e forse perché gli appartamenti avevano già un garage da adibire allo scopo e hanno iniziato a promuoverlo. Molti si sono attrezzati e altri si stanno attrezzando.
Alla luce di questo, stanno nascendo dei mestieri legati al cicloturismo?
Sì, si stanno muovendo diverse realtà. Uno dei consulenti che lavora con noi ormai da anni, Giovanni Martinelli, nei ritagli di tempo faceva la guida, mentre ora si sta spostando sempre di più per farne il suo lavoro a tempo pieno. E con lui c’è una squadra di almeno una dozzina di altre guide che lavorano sul territorio. Gia due anni fa in Camera di Commercio promuovemmo un corso di formazione delle guide cicloturistiche con una delle società più quotate d’Italia. Ne abbiamo 50 certificate. Quindi vuol dire che l’interesse c’è.
Da dove arriva il turista che viene con la bici a Varese?
L’affluenza maggiore ce l’abbiamo con gli svizzeri, i tedeschi, stranieri che invadono la provincia. C’è anche il pubblico milanese che viene a farsi la giornata sul lago, ma non riusciamo ad agganciarlo in maniera importante. Molto probabilmente ci attribuiscono il fatto che siamo ancora troppo vicini, mentre ormai c’è questa idea che per fare un weekend fuori, servono almeno due ore in macchina. Su questa cosa stiamo lavorando, anche con collegamenti ferroviari tra Milano Cadorna e Porto Ceresio. Con il biglietto unico puoi anche salire sul traghetto e arrivare a Lugano. Quindi molto probabilmente la cosa da fare è cercare di comunicare i servizi che offriamo.
La vicinanza di Malpensa porta turisti dal Nord Europa: che cosa cercano?
Sono un conoscitore del Nord Europa, mi piace tantissimo. Mi rendo conto che per un olandese venire a pedalare qui significa mettersi a confronto con delle pendenze che da loro non ci sono. Qui trovi le salite al 15-16% o semplicemente puoi farne altre al 4-5% che sono anche piacevoli. Questo secondo me lo rende un terreno ben attrezzato per le bici. Anche sul piano della sicurezza, perché si può dire ad esempio che abbiamo meno traffico rispetto alla zona di Como.
Come Camera di Commercio avete il potere di agire sulle Amministrazioni perché siano più attive sul fronte della sicurezza?
Ci proviamo. Quello che stanno facendo le Amministrazioni nasce da una spinta molto forte della Camera di Commercio. Hanno capito che c’è in palio un ritorno importante, quindi non hanno potuto farne a meno. Per il resto non abbiamo il titolo per dare ordini alle Istituzioni, però possiamo far capire bene cosa c’è in palio e come funziona. Di fronte ai numeri, le Amministrazioni fanno la loro parte. Prima di partire con #Varese Do You Bike, a novembre del 2021 abbiamo siglato un protocollo di intesa con la Provincia, che è stato il punto di partenza. Nel progetto c’è una stretta sinergia con tutti gli Enti pubblici del territorio.
I numeri crescono?
Iniziano davvero ad essere interessanti, per questo dico che adesso è l’ora di fare questo salto.
In che modo comunicate il vostro impegno?
A parte attraverso i canali social della Camera di Commercio, sfruttiamo una serie di comunicazioni e di attività che organizziamo sul territorio. Da quest’anno collaboriamo con una società di comunicazione che ci sta seguendo soprattutto sui canali radiofonici e sulla stampa. E poi lo scorso anno abbiamo organizzato degli educational per i media, affinché scoprissero le meraviglie del nostro territorio.
Le gare in tutto questo servono come traino oppure l’agonismo è un mondo a sé?
Se è vero che tutto questo è stato lanciato con i mondiali del 2008, vuol dire che il territorio è ricettivo rispetto a questo tipo di discorso. Arrivano le corse. I ragazzi si appassionano alla bici. Sul territorio trovano dei riscontri e alla lunga tutti ne traggono beneficio. Le gare dei campioni sono importanti. La Tre Valli Varesine ha un secolo, ci sono le gran fondo. Dico sempre che qui è molto facile organizzare una gara difficile.
Perché?
Non è una cosa così semplice da fare in tanti territori, mentre qui c’è tutto. Ci sono delle belle salite, che difficilmente si intervallano con delle lunghe pianure. Questo può essere veramente il territorio dove chi ha la gamba (e si vuole confrontare con se stesso), lo può fare. Il percorso di allenamento dei varesini è da sempre il Sacro Monte, 360 metri di dislivello giusto dietro l’angolo di casa. Quello che manca è la sicurezza per tutti. Trovi il genitore che ha paura di mandare il figlio a scuola in bici perché c’è il traffico e ancora non puoi fargliene una colpa. Forse bisognerebbe ridisegnare la città in modo completamente diverso. Dotarla di rastrelliere per le bici. Chiudere qualche strada nell’orario di ingresso delle scuole. E’ bello e possibile, ci stiamo lavorando. Siamo già una destinazione cicloturistica. Il sogno è trasformare Varese in una città ciclabile.