Per alcuni il mondo delle randonnée è un argomento da saltare a pie’ pari, troppo distante dalle proprie possibilità. Per altri invece è un oggetto misterioso, probabilmente più alla portata di quello che si creda. Infine, per chi vi partecipa, è la sola dimensione del vivere la bicicletta: quella “escursionista” appunto, traducendo il termine dal francese.
Brevemente, le randonnée sono prove dai 200 chilometri in su, su asfalto, in cui non ci sono ordini di arrivo, ma solo tempi. Entro tale termine, bisogna portare a casa l’agognato brevetto, pedalando in autosufficienza – da soli o in gruppo – lungo un percorso stabilito dall’organizzatore dell’evento. Quasi sempre ci sono dei punti di controllo che attestano la validità dell’impresa.
Abbiamo chiesto come approcciare a questa disciplina a Paolo Scappiti che gestisce a Terni il negozio “La Bicicletta”. In passato, provenendo dal mondo competitivo delle 24 ore in bici, ha partecipato a diverse randonnée anche molto impegnative. Ad esempio la “999 Miglia” Roma-Matera-Roma di circa 1.600 chilometri.
Paolo, randonneur si nasce o si diventa?
Sicuramente si diventa, perché tutti cominciano con la bici da corsa (o anche offroad). Se ci fate caso, nel gruppetto di amici che esce la domenica, c’è sempre qualcuno che allunga l’uscita. Ecco, quelle sono le persone che poi potranno sfociare nelle randonnée.
Quindi, se un cicloamatore su strada che ha in canna i classici 100 o 150 chilometri del lungo domenicale decidesse di voler raddoppiare la propria gittata e partecipare ad una randonnée, cosa deve fare?
Diciamo che se uno è abituato a fare uscite da 100 chilometri, se vuole partecipare ad una randonnée di 200 secondo me ce la fa senza troppi problemi. I dolori e la fatica sono gli stessi, poi diventa un discorso mentale ed in questo la motivazione di andarsi a prendere il brevetto fa molto.
E’ per tutti oppure è un mondo settario, del tipo maschio-cinquantenne-con tanto tempo libero per allenarsi?
Per tutti coloro che vanno in bici con una certa costanza. A parte il fatto che, complice anche la mancanza di agonismo, si vedono sempre più donne (le randonneuses, ndr), per un approccio alle prime randonnée oserei dire che sia sufficiente come allenamento il lungo domenicale. Chi invece si allena per tre o più volte a settimana, è già impostato su gare competitive come le Gran Fondo che magari sono più brevi ma più intense. E’ vero invece che di under 40 se ne vedono pochi…
Da cosa dipende secondo te?
Credo in parte da un discorso di maturazione fisica, in parte da uno scarso spirito al sacrificio dei giovani i quali, tipicamente fino ai 30 anni, hanno un’indole più agonistica (e alcuni anche in seguito…). O più semplicemente, come dicevo all’inizio, quella delle randonnée è un’esigenza che viene “dopo”.
Che tipo di bici occorre?
C’è chi usa le gravel con gomme stradali, anche se io le sconsiglio perché sono un po’ più pesanti. Preferisco bici da corsa con geometrie endurance per stare più comodi e gomme da 28 mm. Oggi poi col tubeless si può viaggiare a pressioni più basse e migliorare il comfort. Poi ovviamente si entra in un discorso di costi se ci rivolgiamo a bici in acciaio di alta gamma o addirittura in titanio.
Contano di più le gambe o la testa?
Servono entrambe, ma io dico la testa. Perché se hai i chilometri, le gambe girano. Il problema è quando iniziano a farti male il soprassella, la zona lombare o quella cervicale: lí diventa un discorso mentale.
E’ necessaria una visita dal biomeccanico?
Sicuramente una visita è consigliata anche se chi pedala già da anni dovrebbe avere una buona conoscenza della propria postura in bici come requisito.
Per uno stradista classico entrare in questo mondo significa anche dover mettere in conto di dover pedalare in condizioni di luce scarsa. Quali accorgimenti consigli?
Bisogna fare di tutto per rendersi visibili nelle ore più buie, con luci e gilet catarifrangenti. Ecco, va detto che i rischi maggiori sono quelli correlati alla sicurezza stradale, se non altro per le tante ore che si sta in strada. Ma questo è un altro argomento…
C’è un aspetto sociale e aggregativo in queste randonnée?
Certo, anche perché è vero che ci sono tempi massimi, ma sono abbastanza “comodi”, per medie orarie di 18-20 km/h. Si può pedalare in compagnia e sviluppare amicizie che durano nel tempo.
Per saperne di più su questo intrigante mondo si può visitare il sito dell’Audax Italia