Molti approfitteranno delle vacanze al mare per farsi delle belle scorpacciate di pesce, senza il pensiero di doverlo cucinare e certi, si fa per dire, della sua freschezza. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Il pesce è una componente fondamentale di una dieta equilibrata, ricco di proteine di alta qualità e di acidi grassi omega-3. Una tipologia di grassi insaturi che riduce l’infiammazione e promuove la salute cardiovascolare e cerebrale. Al suo interno non mancano altri nutrienti essenziali, come la vitamina D di cui siamo spesso carenti, e minerali come il selenio, il fosforo e lo iodio.
Secondo la piramide alimentare della dieta mediterranea, se ne dovrebbero consumare almeno 2-3 porzioni a settimana. Tuttavia, è importante fare scelte consapevoli per garantirsi i benefici senza esporsi a rischi potenziali riconducibili alla presenza di contaminanti in alcuni pesci, come il metilmercurio e le diossine.

Una o due volte a settimana
L’EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare ha eseguito specifici studi sulla presenza di queste contaminanti nel pesce grasso selvaggio e d’allevamento per stabilirne i limiti di tollerabilità e la porzione consigliabile.
Il pesce andrebbe consumato una o due volte a settimana, con una porzione di circa 130 g, facendo attenzione a variare le specie di pesce ed evitando la preferenza eccessiva ai grandi predatori come il pesce spada e il tonno. Queste specie, essendo al vertice della catena alimentare, tendono infatti ad avere una concentrazione maggiore di contaminanti.
Tra le persone che dovrebbero fare più attenzione ci sono le donne in età fertile che hanno intenzione di avere figli negli anni futuri, quelle in gravidanza o allattamento e ovviamente i bambini piccoli.
Pesce Azzurro
Il pesce azzurro, come sgombro, sardine, acciughe e sarde, è noto per il suo alto contenuto di omega-3 e di vitamina D. Oltre a preferire pesci di piccole dimensioni, è bene prestare attenzione alla zona di pesca, preferendo le aree dell’Atlantico centro-orientale (FAO 34) o del Mediterraneo (FAO 37), in quanto regolamentate per garantire la sostenibilità e minimizzare i rischi di contaminazione.
Tonno, rosso e pinna gialla
Il tonno è una scelta popolare. Tuttavia è cruciale considerare la provenienza e cercare prodotti certificati da enti di sostenibilità come Friend of the Sea, MSC o Dolphin Safe, che garantiscono metodi di pesca che non impattano sull’ecosistema marino. Ogni anno vengono definite le zone FAO in cui è consigliabile pescare tonno e dove invece, per quantità di contaminanti è del tutto sconsigliabile.
Quando acquistate il tonno a pinna gialla quindi evitate le zone FAO 51, 57 e 67. Quanto al tonno rosso invece possiamo assaporare quello del nostro mar Mediterraneo, preferibilmente catturato con metodi di pesca sostenibile.
Salmone: selvaggio vs allevamento
Il salmone selvaggio potrebbe essere migliore sotto il profilo nutrizionale di quello d’allevamento, nutrito con farine e olio di pesce, ma le varianti che influiscono sulla qualità sono molte. Dallo studio condotto dall’EFSA non vi sono particolari differenze né nutrizionali né per concentrazione delle sostanze contaminanti tra quello selvaggio e quello allevato.
L’unico dato rimarcabile è che il salmone selvaggio del Baltico presenta in media livelli di diossina cinque volte superiori rispetto ad altro salmone allevato in zone differenti. Attenzione quindi, perché selvaggio non è sempre meglio.
Tra contaminazione e sostenibilità
Oltre alla presenza di queste sostanze contaminanti, un altro aspetto rilevante è dato dalla tecnica di pesca e il rispetto dell’ecosistema marino. Per avere una guida aggiornata, con le zone di pesca da preferire a seconda della specie scelta, potete visitare l’apposita sezione nel sito del WWF .
La scelta di un pesce, anche surgelato, deve basarsi sulla qualità. L’economico pangasio, pesce d’acqua dolce che si trova spesso al discount tra i surgelati, è spesso pescato nel fiume Mekong: uno dei più inquinati al mondo. Inutile dire che sarebbe meglio evitarlo.
Concludendo è importante consumare pesce una o due volte a settimana, ma come sempre non bisogna esagerare. Variate tra le specie per ridurre l’esposizione a contaminanti ed evitate di esagerare nelle quantità settimanali.