I campioni non sono tutti uguali, con buona pace di quelli la cui popolarità è legata al numero dei risultati e non alle emozioni che sono stati capaci di sollevare. Il meno uguale di tutti e forse per questo, a giudizio di chi scrive, il più grande è stato Marco Pantani. E quando incontri qualcuno che la pensa come te, perché come te l’ha vissuto da vicino, si parte dal parlare di un pezzo di strada a lui dedicato vicino Saturnia – il Muro del Pirata di Poggio Murella, un tratto con colonnine di cronometraggio in cui sfidarsi – e ci si ritrova a ragionare di temi più profondi.
3.250 metri, dislivello di 235 metri, pendenza media del 7,2 per cento, massima del 22 per cento. Abbiamo chiamato Andrea Gurayev – ex corridore, anima di Saturnia Bike e uomo di BMC Italia – per parlare di quel Muro e del suo cronometraggio permanente e il discorso dopo un po’ ha preso altre direzioni. Pantani aveva casa a Saturnia e la usava come base per gli allenamenti di inizio stagione e per andare a caccia. E anche lì, come su ogni strada alpina, non c’è curva che non parli di lui.
«Inizialmente – racconta Gurayev – era chiamata Strada del Pirata, perché Marco la faceva quando ritornava verso casa. Oppure ci si passava in allenamento anche se era ben più dissestata di come è adesso. E quando Marco arrivava a quella rampa, a parte Lelli che riusciva a stargli dietro per i primi tratti, noi altri ci staccavamo tutti. Un giorno si fece per tre volte e alla fine lo guardavamo quasi con odio, perché lui invece andava su con una forza clamorosa».
Quando diventò il Muro del Pirata?
Quando anche Tonina Pantani, la sua mamma, ci ha autorizzato ad andare avanti. Qui c’è ancora la casa di suo figlio e lei non vuole venderla, ne parlavamo anche l’altro giorno. Non è facile tenere una casa di una certa importanza senza venirci mai. Lei mi chiede di andare e aprire le finestre, ma io non ce la faccio. L’ultima volta che sono andato con lei e suo marito Paolo, sono rimasto sotto al portico.
Perché?
Non mi fa paura niente, non mi dà fastidio niente, ma io ci sono entrato l’ultima volta per mangiare con lui e mi fa male entrarci di nuovo. Per cui ho una signora e un ragazzo che accompagno perché la tengano in ordine, gli apro la porta e aspetto fuori che abbiano finito. E intanto penso al mio sogno di ragazzino che andava in bicicletta e ha avuto la fortuna di potersi allenare con quel campione. Non ci guadagno niente con l’investimento del Muro. Nessuno qui ci ha aiutato, ho speso 52 mila euro per il cronometraggio permanente e la cartellonistica. Devo ringraziare Paolo Bellino, il manager di RCS Sport, che organizza il Giro d’Italia.
Perché?
All’inizio abbiamo discusso anche forte. Vedevo che era ostile sul tema Pantani, ma quando ha capito di aver ricevuto informazioni da una sola parte, è stato l’unico in RCS con gli attributi per prendere un treno e venire con me, a fine 2020, dalla Tonina a Cesenatico. Si è messo seduto come fa un uomo vero e ha ascoltato tutto.
Con quali risultati?
RCS ci ha dato una grossa mano per il Muro, ricordo bene la conferenza stampa nel giorno in cui nel 2020 a Saturnia arrivò la tappa della Tirreno-Adriatico. L’anno dopo al Giro d’Italia c’è stata la premiazione di Tonina, molto importante per lei e per gli appassionati del Pirata. E ha riavvicinato i suoi tifosi alla Gazzetta dello Sport, che non lo aveva trattato proprio bene. Parliamoci chiaro, di Pantani si parla ancora. La storia, il pubblico, gli appassionati, chi ha lavorato con lui. Marco c’è sempre dentro il gruppo e non è una fissazione. Non ci sono più stati altri corridori che abbiano avuto questo effetto, per cui è l’Italia stessa che dovrebbe tenerne sempre in alto il nome.
Come funziona il Muro del Pirata? Se io vengo in bicicletta da quelle parti, che cosa posso fare?
C’è un cronometraggio permanente tramite Saturnia Bike o tramite i vari siti. Non facciamo pagare niente. Ci sono tre colonnine permanenti: lo start, l’intermedio e l’arrivo. Finora lo abbiamo mantenuto con il gruppo di Saturnia Bike, ma i 5 anni di autorizzazione stanno per scadere, dato che è una strada comunale. Quindi potenzialmente da aprile di quest’anno non avrei più la concessione. Non ho timore, però a volte non ho nemmeno la fantasia di continuare davanti al disimpegno sul territorio davanti al turismo. L’anno scorso ci abbiamo fatto passare il nostro evento gravel per rilanciare TagMaremma e Toscana Promozione, che sono le uniche realtà, insieme al Consorzio del Morellino, che ogni tanto ci danno una mano.
C’è disinteresse perché ci si accontenta del turismo termale?
Non è per questo, perché a parte le terme pubbliche, quelle che girano e producono utile sono le terme interne. E anzi devo dire grazie all’ingegner Caputi, Presidente di Terme di Saturnia, che ci ha dato una grossa mano quando abbiamo creato Saturnia Bike. Per il resto non si muove più niente. Abbiamo fatto il monumento a Pantani ritenendolo un gesto dovuto, ma quando ho chiesto il rifacimento del manto stradale, non ci sono state risposte. Mi sono interfacciato anche con aziende come Italcementi per trovare una sorta di sinergia, ma non è nato nulla.
Di chi è il record sul Muro del Pirata?
Di Michael Woods, quando a settembre 2020 è arrivata la Tirreno-Adriatico. Marco lo faceva, aveva una potenza allucinante, però non c’erano le strumentazioni di oggi, quindi nessuno l’ha mai cronometrato. Se dobbiamo essere sinceri, per noi il record è suo e lo rimarrà per tutta la vita, ma quello è andato su come un fucile. Ha dato una stoccata micidiale, basta pensare che Froome, uno che ha vinto tre Tour de France, lo hanno spinto nel tratto al 22 per cento.
Viene gente a provarlo?
Sì, vengono, soprattutto in primavera ed estate. Fanno il loro giro frecciato di 25 chilometri e si fanno la foto. Speriamo di poter andare avanti. Io ogni tanto un occhio ce lo butto. Porto un fabbro, sistemiamo il monumento, sistemiamo i cartelli. Alcuni li hanno vandalizzati, altri li hanno rubati. Sarebbe un peccato se venisse tutto dimenticato…