Capoliveri, piccolo centro dell’Isola d’Elba, nello scorso fine settimana ha vissuto un weekend da sogno. E‘ diventata il centro del mondo della mountain bike. Al sabato il ritorno della Capoliveri Legend Cup, una delle Marathon più importanti al mondo con tutti i migliori, addirittura i primi 3 del ranking Uci al maschile e al femminile. Alla domenica la novità della Capoliveri Legend XCO, cross country inserito nell’Italia Bike Cup ma con le prove per junior valide per il circuito Uci. Le presenze sono state migliaia, ma dopo la grande sbornia di attenzione che cosa succede?
L’evento, vetrina utile tutto l’anno
Gli eventi non sono altro che la vetrina di qualcosa di permanente. Del frutto di svariate stagioni di lavoro per fare della mountain bike uno strumento turistico valido tutto l’anno. Con tutto quel che ne consegue dal punto di vista economico. Parliamo del Capoliveri Bike Park, che non è solo la società che organizza le gare internazionali, ma qualcosa che esiste tutto l’anno. Ma ora che la gara è tornata in calendario, avrebbe bisogno di qualche sostegno in più.
A una settimana dall’evento, il presidente Maurizio Melis e tutti i Soci sentono ancora addosso la fatica e gli umori di tanti giorni vissuti sul filo del rasoio: «La gara è una vetrina di quel che facciamo abitualmente. Il Capoliveri Bike Park esiste dal 2010, si sviluppa su 5 percorsi permanenti che vanno a coprire oltre 100 chilometri di sentieri. Sono differenziati per colore, si intersecano ripetutamente l’uno con l’altro e sono a diversa gradazione di difficoltà. Questo significa che ogni appassionato può trovare qui spazi per il proprio divertimento. Ci sono cartelli a ogni incrocio che segnalano qual è il percorso, la direzione da seguire. Anche il numero in modo che possa essere individuato sulla mappa».
Un lavoro effettuato da volontari
Il lavoro dello staff organizzativo non si esaurisce quindi con la manifestazione agonistica: «Anzi, va avanti tutto l’anno, ma vorremmo sottolineare e ricordare ancora una volta che è un lavoro volontario. Siamo tutti volontari, spinti dalla nostra passione, tutto quel che arriva viene reinvestito. Che cosa ci spinge? Il grande amore per il nostro territorio, per l’Isola d’Elba, per il Monte Calamita sul quale i percorsi sono disegnati».
Che impatto ha la Legend Cup sul discorso turistico? «E’ importante e promozionale, ma a ben guardare la storia della sentieristica Bike Park, ormai vive di vita propria. Lo abbiamo riscontrato lo scorso anno, quando la gara non si è fatta. Non c’è stata una flessione turistica, se non nei weekend di gare, anzi la gente è continuata ad arrivare a frotte e godere dei sentieri permanenti. Perché chi viene trova quel che cerca: c’è la possibilità di pedalare su percorsi lunghi o brevi, di Marathon ma anche di enduro. C’è soprattutto la possibilità di scoprire un territorio carico di storia e di fascino naturale. Il Monte Calamita è un luogo davvero magnetico, accoglie tante specie animali e vegetali, ad esempio vari tipi di orchidee, tanto per dirne una. Ma ci sono anche rare specie di pernici, rapaci, lepri, fagiani che facilmente puoi incontrare, inoltre qui c’è una delle più vaste colonie di gabbiano reale».
Il supporto del territorio
La provenienza dei turisti? «Un po’ da tutta Italia, soprattutto dal Centro-Nord mentre dall’estero c’è una storica preponderanza dei tedeschi o comunque dei biker del centro Europa (Germania ma anche Svizzera e Austria). Lo scorso anno però abbiamo avuto un boom di francesi e questo fa ben sperare. E’ un grande impulso per tutta l’economia locale, ma per reggere l’urto abbiamo bisogno di un aiuto che non è più procrastinabile».
In che cosa consiste? «Noi ci occupiamo della manutenzione e della segnaletica e dei sentieri, ma non possiamo più farlo su base volontaria, perché la gente che fa parte dell’associazione sta invecchiando, molti si tirano fuori. Serve qualcosa di strutturale, serve che le amministrazioni locali se ne facciamo carico, perché così non andiamo avanti. Quest’anno le alluvioni avevano praticamente distrutto tutti i percorsi, abbiamo fatto un vero miracolo nel rimetterli in sesto per la gara, dovendo modificare anche alcuni tratti della cords fino all’ultima settimana. Ma i miracoli non si ripetono di continuo…».
Un aiuto per l’economia locale
E’ un patrimonio che va assolutamente salvaguardato: «La Capoliveri Legend Cup è forse l’unica gara che, pur in questo periodo di generale recessione nel mondo delle ruote grasse, dopo un anno di stop continua a crescere come partecipazione. Noi lo scorso anno avevamo deciso di fermarci, oltre che per rifiatare proprio per lanciare un messaggio, era una richiesta di aiuto. Non possiamo dire che il Comune non ci sia vicino, ma non basta il sostegno economico, serve molto di più un aiuto strutturale anche da altri Enti e dal tessuto turistico ed economico Capoliverese, che investa sul Bike Park con gente esperta, che si occupi della manutenzione dei sentieri tutto l’anno e che dia a chi viene la giusta assistenza, diversamente la nostra rigogliosa macchia mediterranea in breve tempo chiuderà i sentieri».
L’ Asd Capoliveri Bike Park e il suo staff hanno fatto la loro parte ed hanno mostrato a tutti l’enorme potenziale invidiato da tutti, un impegno che, non va dimenticato, si affianca a quelli familiari e lavorativi quotidiani di ogni socio: «C’è sempre tanto da fare, considerando ad esempio i periodi di maggior afflusso turistico, a Pasqua come a Pentecoste e soprattutto a settembre. Il territorio per certi versi risponde, difatti aumentano i luoghi di noleggio e guide, sono anche state installate colonnine di assistenza lungo i percorsi, ma per preservare il tutto c’è necessita di continuità anche nei periodi invernali, di manutenzione fondi per renderli sostenibili. Diciamo che bisogna cambiare mentalità, farsi coinvolgere appieno in un sistema del quale beneficiano tutti. Solo così Capoliveri e l’Isola d’Elba resteranno l’ombelico del mondo della mtb».